È possibile misurare la facilità della lingua di un testo, basandosi soltanto sulla lunghezza delle frasi e delle parole? Sì, e il metodo è stato sperimentato già qualche tempo fa, stabilendo qual è il titolo di studio minimo che la complessità sintattica di un testo richiede. Si calcola il cosiddetto Indice Gulpeace, che va da 1 a 100 (quanto più è alto il numero trovato, più il testo è facile).
Le prime pagine de «L’Alchimista» danno il risultato di 81: per leggere il testo può bastare la licenza elementare, tanto più che la gran parte delle parole appartengono al Vocabolario di Base (De Mauro). Non richiede, peraltro, particolari conoscenze pregresse.
Il testo di Coelho (il capitolo iniziale)
Il ragazzo si chiamava Santiago. Stava cominciando a imbrunire quando
giunse con il suo gregge davanti a una vecchia chiesa abbandonata. Il tetto
era crollato da tempo e un enorme sicomoro era cresciuto nel luogo dove
una volta sorgeva la sacrestia.
Decise di trascorrere la notte in quel luogo. Fece entrare tutte le pecore
dalla porta in rovina e poi dispose alcune tavole di legno perché non
potessero fuggire durante la notte. Non c’erano lupi in quella zona, ma una
volta un animale era scappato e c’era voluta un’intera giornata perché lo
ritrovasse.
Mise per terra la giacca e si sdraiò, usando come guanciale il libro che
aveva appena finito di leggere. Prima di addormentarsi, pensò che doveva
cominciare a leggere libri un po’ più voluminosi: ci sarebbe voluto più
tempo a finirli ed erano guanciali più comodi per la notte.
Era ancora buio quando si svegliò. Guardò in alto e, attraverso il soffitto
semidistrutto, intravide le stelle che brillavano.
“Vorrei dormire ancora un po’,” pensò. Aveva fatto lo stesso sogno della
settimana precedente e, di nuovo, si era svegliato prima della sua
conclusione.
Si alzò e bevve un sorso di vino. Poi afferrò il bastone e cominciò a
svegliare le pecore che ancora dormivano. Aveva notato che, appena si
destava lui, anche la maggior parte delle bestie cominciava a svegliarsi.
Come se vi fosse una misteriosa energia che univa la sua vita a quella delle
pecore che da due anni percorrevano insieme con lui la regione, in cerca di
cibo e di acqua. “Ormai si sono tanto abituate a me che conoscono i miei
orari,” mormorò sottovoce. Poi, riflettendo, pensò che poteva essere anche
il contrario: forse era lui che si era abituato all’orario delle pecore.
Ce n’erano alcune, però, che impiegavano un po’ più di tempo a
muoversi. Il ragazzo le risvegliò a una a una con il suo bastone, chiamandole
per nome. Era convinto che le pecore fossero in grado di capire ciò che lui
diceva: perciò ogni tanto usava leggere loro i brani di quei libri che lo
avevano colpito, o parlar loro della solitudine e della gioia di un pastore in
mezzo alla campagna, oppure commentare le ultime novità che osservava
nelle città per cui soleva passare.
Negli ultimi giorni, tuttavia, il suo argomento era stato praticamente uno
solo: la giovinetta, figlia del commerciante, che viveva nella città dove
sarebbe giunto di lì a quattro giorni. C’era già stato solo una volta, l’anno
precedente. Il commerciante, che possedeva una bottega di tessuti, gradiva
sempre che le pecore fossero tosate davanti ai suoi occhi, per evitare
imbrogli. Un amico gli aveva indicato quella bottega, e il pastore vi aveva
portato le sue pecore.
“Ho bisogno di vendere un po’ di lana,” aveva detto al commerciante.
Il negozio era pieno e l’uomo gli aveva chiesto di aspettare fino
all’imbrunire. Lui, allora, si era seduto lì davanti sul marciapiede e aveva
tirato fuori dalla bisaccia un libro.
“Non pensavo che i pastori sapessero leggere,” aveva detto allora una
voce femminile accanto a lui.
Era una ragazza tipica della regione andalusa, con i lunghi capelli neri e
gli occhi che ricordavano vagamente gli antichi conquistatori mori.
“Perché le pecore insegnano più dei libri,” aveva risposto il ragazzo. Si
erano trattenuti a parlare per più di due ore. Lei gli aveva detto di essere la
figlia del commerciante, parlandogli poi della vita nel paese, dove ogni
giorno era uguale all’altro. Il pastore le aveva raccontato delle campagne
dell’Andalusia, delle ultime novità che aveva notato nelle città dove era
passato. Era contento perché, per una volta, poteva parlare con qualcuno, a
parte le pecore.
“Come hai imparato a leggere?” gli aveva domandato la ragazza a un
certo punto.
“Come tutti gli altri,” aveva risposto lui. “A scuola.”
“E allora, se sai leggere, perché sei soltanto un pastore?”
Il ragazzo aveva accennato una scusa qualunque per non rispondere a
quella domanda: lei, certo, non avrebbe potuto capirlo. Aveva continuato a
raccontare le sue storie di viaggi, mentre quegli occhietti mori si aprivano e
si chiudevano per la meraviglia e la sorpresa. Via via che il tempo passava, il
ragazzo aveva cominciato a desiderare che quel giorno non avesse mai fine,
che il padre di lei fosse occupato ancora per lungo tempo e lo facesse
attendere tre giorni. Si era reso conto che stava provando qualcosa che non
aveva mai sentito prima di allora: il desiderio di fermarsi per sempre in una
città. Con quella giovinetta dai capelli neri, i giorni non sarebbero stati mai
uguali.
Ma infine il commerciante era arrivato e gli aveva detto di tosare quattro
pecore. Poi gli aveva pagato il dovuto e chiesto di tornare l’anno dopo.
Chiarimento teorico.
Un testo può risultare “difficile”, cioè poco comprensibile, per due o tre motivi precisi:
- Insufficiente conoscenza dei codici linguistici, o bassa leggibilità
- Basse competenze enciclopediche e ideologiche (non coglie i riferimenti impliciti a conoscenze necessarie per comprendere il senso del testo, o non condivide valori e convinzioni ideali)
- Scarsa conoscenza di altri testi scritti dallo stesso autore (intertestualità: vale quasi esclusivamente per i testi letterari).
Il metodo oggettivo indicato in precedenza attiene soltanto al primo punto, quello della leggibilità, e non in modo esauriente. Nel nostro esame terremo conto solo occasionalmente del secondo punto e quasi mai del terzo; la nostra attenzione sarà rivolta quasi esclusivamente al grado di leggibilità, stabilendo cioè se l’autore scrive in modo facile o difficile quanto alla lingua e allo stile, riconoscendo nel lettore ideale il requisito di un certo grado di istruzione:
- Licenza elementare
- Licenza media
- Scuola superiore.
Gli studi di linguistica a cui si è accennato hanno fissato degli indici di leggibilità, vale a dire delle formule matematiche in grado di valutare la semplicità della sintassi e del lessico. Non sono, invece, in grado di valutare altri parametri fondamentali per la comprensione di un testo, come la correttezza della disposizione delle informazioni, la densità informativa, il numero di inferenze necessario per giungere alla comprensione dell’intero testo. Per questi ultimi criteri sarà opportuno accontentarsi di riconoscere nel testo la frequenza di parole complesse o composte e di individuare una certa densità di informazioni e di significati.
In anni passati si è occupato del problema lo studio dell’Università di Sassari intitolato «La comunicazione istituzionale scritta». In esso si trova un indice detto Gulpease (da Gruppo Universitario Linguistico Pedagogico), in base al quale si consideravano il numero di lettere, il totale delle parole e il numero delle frasi. Il principio è semplice: più lunghe sono le parole e le frasi rispetto al numero delle lettere, più difficile è un testo (basso grado di leggibilità). La formula matematica è la seguente:
300 x numero frasi – 10 x numero lettere
89 + ———————————————————
numero parole
Il numero ottenuto può variare da zero (massima difficoltà) a 100 (massima leggibilità) e fornisce le risposte relative al grado di istruzione necessario per comprendere il testo.
Questa tabella illustra le varie possibilità:
Un programma apposito dà il risultato mediante una tabella molto comoda (basta inserire il testo e cliccare):
https://farfalla-project.org/readability_static/
In aggiunta, si potrà dare un giudizio di massima sulla frequenza d’uso delle parole e quindi sulla minore o maggiore complessità del lessico, secondo le indicazioni di De Mauro in accordo alle circa 7000 parole del Vocabolario di base (si veda in
[…] dell’«Alchimista» di P. Coelho, incluso lo studio del suo stile, […]
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