Tullio De Mauro e «l’irresistibile ascesa degli anglismi» (citazione).

Fonte: Internazionale.

Non è un fatto nuovo: da alcuni decenni impetuose ondate di anglismi si riversano nell’uso di chi parla e scrive le più varie lingue del mondo. Trent’anni fa e più un valoroso filologo, Arrigo Castellani, nel diffondersi di anglismi nell’uso italiano vide e diagnosticò un morbus anglicus, un virus capace di infettare e corrompere la lingua italiana. Ma del fenomeno ormai bisogna dire di più. Come si vedrà meglio qui più oltre, le ondate di anglismi non riguardano solo l’italiano. In italiano come in altre lingue l’afflusso di parole inglesi dagli anni ottanta ai nostri ha assunto dimensioni crescenti, uno tsunami anglicus. Le ondate somigliano ormai infatti a un susseguirsi di tsunami (parola che si può forse considerare maschile in latino, attratta da maris motus): imponenti ondate che movendo dal mare più profondo investono improvvisamente le acque costiere e i tranquilli porti dei più lontani paesi. È possibile trovar riparo? E come? […]

Senza dubbio lo tsunami anglizzante va guadagnando terreno nell’uso italiano. Non è rilevante tanto il numero di lessemi di origine inglese registrabili in un grande dizionario. Sulla scala dei grandi dizionari da molti anni ho cercato di mostrare e precisare un dato che non dovrebbe essere privo di interesse per chi vuole accostarsi alla questione dell’interscambio linguistico cercando di capire prima di brandire la spada delle crociate. Nei grandi dizionari inglesi, subito dopo i latinismi e i francesismi che hanno invaso la lingua mettendo ai margini le parole di origine germanica comune, il nucleo genetico della lingua, vi è una percentuale di italianismi e di ispanismi paragonabile alla percentuale di anglismi presenti nel Gradit e ora nella versione online del dizionario Treccani, bruscamente e senza troppe spiegazioni arricchitosi rispetto alle versioni cartacee di pochi anni fa. Chi ha parlato e parla l’inglese nelle isole britanniche e negli Stati Uniti ha aperto e continua ad aprire generosamente le porte alle lingue di origine latina. L’ondata anglizzante in questi anni più recenti si segnala non per la percentuale di parole nel lessico, ma per altri aspetti relativi piuttosto all’uso: l’adozione di anglismi in locuzioni formali e ufficiali (education, jobs act,question time,spending review,spread,welfare e via governando); l’ampiezza dei campi semantici investiti dall’uso di anglismi, da quelli tecnico-scientifici alla politica, dallo sport alla quotidianità; e, infine, l’eccezionale frequenza con cui l’uso comune ricorre negli anni più recenti ad alcuni anglismi.

Tullio De Mauro, È irresistibile l’ascesa degli anglismi?, 14 luglio 2016

Fonte: Internazionale.it

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