«I dubbi di Peter» di Raffaele De Rosa.

Fonte: LearnAmo

Peter è un medico svizzero-tedesco in pensione di origini italo-ticinesi. Sua mamma era nata in Lombardia ma durante il Fascismo aveva deciso di trasferirsi da alcuni parenti in Ticino. Qui aveva sposato un signore della Svizzera tedesca e poi si era trasferita con lui in una cittadina vicino al Lago di Costanza. A causa del matrimonio perse la cittadinanza italiana e mantenne solo quella svizzera.

Nonostante una grande diffidenza elvetica verso la cosiddetta “italianità”, la madre di Peter decise di continuare a parlare in italiano con i figli. Non voleva rinunciare alla sua lingua per l’educazione dei bambini. Il risultato di questa scelta, per certi versi rivoluzionaria per l’epoca, fu quello che Peter crebbe bilingue italiano e tedesco. Questa capacità linguistica gli fu molto utile dal punto di vista professionale. Peter, infatti, divenne il dottore degli immigranti italiani che parlavano pochissimo il tedesco e avevano bisogno di una persona di fiducia a cui rivolgersi.

Da diversi mesi ho l’opportunità di apprezzare le doti umane di Peter anche come mio studente. Si è iscritto a un mio corso avanzato per perfezionare il suo italiano pur non essendoci, secondo me, una reale necessità. Nonostante le sue competenze linguistiche molto elevate, qualche giorno fa Peter mi ha confessato i suoi dubbi.

«Gli ultimi esercizi sull’uso del congiuntivo mi hanno messo in difficoltà», mi dice.

«Ma tu hai sempre usato i congiuntivi in modo corretto», gli faccio notare.

«Ma io non ho mai studiato la grammatica italiana. Il mio italiano viene da mia madre, dai parenti in Ticino e dai miei pazienti di tutta l’Italia. Adesso che ho deciso di studiare anche la grammatica ho paura di fare errori. Insomma, la consapevolezza delle regole grammaticali mi rende insicuro».

«Non ti preoccupare! Continua a parlare l’italiano come sai e non farti dominare dalla grammatica!».

«Ma il congiuntivo è importante!», insiste Peter, che conosce anche il latino.

«Il congiuntivo è una questione che riguarda in primo luogo gli italiani. Secondo i puristi il suo corretto uso divide gli italiani “intelligenti” da quelli “stupidi”. Una persona è considerata “intelligente” se usa bene i congiuntivi, anche se dice stupidaggini, mentre un discorso sensato con un solo congiuntivo sbagliato diventa poco credibile. Ci sono poi quelli, molti, che dicono scemenze, sbagliano i congiuntivi e usano le parolacce come punteggiatura. Una volta li trovavi solo al bar, oggi sono un po’ ovunque a commentare ogni cosa in rete. Fanno parte di una categoria umana speciale e stanno aumentando, purtroppo».

Peter annuisce, dicendo con un sospiro che anche in Svizzera sta succedendo lo stesso, poi mi racconta, con vari particolari, di un suo paziente che, per sdebitarsi, gli aveva portato dall’Italia un salame e della grappa fatta in casa. Nel suo racconto preferisce non usare i congiuntivi, ma va benissimo così.

Qualche giorno fa gli ho regalato un romanzo in italiano pieno di frasi ipotetiche di secondo e terzo tipo che indicano situazioni possibili, ma non facilmente realizzabili, irreali o impossibili. Se lo leggesse, forse imparerebbe che…

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