
Premessa teorica
Il confronto tra due traduzioni dello stesso testo di partenza comporta la stessa complessità del processo traduttivo. Parte da un’interpretazione sicura del testo di partenza per passare al controllo vero e proprio, basato su principi generali di equivalenza, scopo e sfondo culturale della lingua di partenza. Un testo letterario ha comunque dei tratti specifici che rimandano alla eventuale trasposizione e modulazione di volute sintattiche, scelte morfologiche e lessicali, giochi polisemici combinati con diverse connotazioni; altro compito particolare potrebbe essere quello di riprodurre le sonorità del testo.
Procedendo su base empirica e riprendendo le riflessioni di traduttologia di Dorothée Ecklin (dal blog del Tribunale Amministrativo Federale) si possono indicare e seguire cinque parametri:
1. restituzione del senso
2. completezza della traduzione
3. appropriatezza della terminologia
4. correttezza grammaticale e ortografica
5. corrispondenza tra registro utilizzato e destinatari
Seconda premessa: il romanzo.
«Buddenbrooks. Verfall einer Familie» è il titolo originale della prima opera importante di Thomas Mann, pubblicata nel 1901, quando l’autore aveva appena 26 anni. Il titolo italiano è «I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia». Inizialmente pensato come romanzo a quattro mani con il fratello Heinrich, è un testo autobiografico, ambientato a Lubecca, città natale di Mann, una città libera dedita alle attività mercantili. La progressiva caduta economica e sociale della famiglia viene raccontata attraverso quattro generazioni, dal 1835 al 1877, fino alla sua estinzione. Il romanzo ci svela le contraddizioni di una borghesia mercantile che segue il mito protestante dell’etica del lavoro con fatica crescente e con sacrifici che minano la stessa integrità della famiglia. Il libro ebbe un enorme successo di pubblico e rese celebre Thomas Mann.
In questo incipit impariamo a conoscere Antonie da bambina (è uno dei personaggi centrali del romanzo) e il “clima” della famiglia, in cui la mentalità protestante fa da sfondo e supporto alle attività economiche della famiglia.
L’incipit originale:
Erstes Kapitel
»Was ist das. – Was – ist das …«
»Je, den Düwel ook, c’est la question, ma très chère demoiselle!«
Die Konsulin Buddenbrook, neben ihrer Schwiegermutter auf dem geradlinigen, weiß lackierten und mit einem goldenen Löwenkopf verzierten Sofa, dessen Polster hellgelb überzogen waren, warf einen Blick auf ihren Gatten, der in einem Armsessel bei ihr saß, und kam ihrer kleinen Tochter zu Hilfe, die der Großvater am Fenster auf den Knien hielt.
»Tony!« sagte sie, »ich glaube, daß mich Gott –«
Und die kleine Antonie, achtjährig und zartgebaut, in einem Kleidchen aus ganz leichter changierender Seide, den hübschen Blondkopf ein wenig vom Gesichte des Großvaters abgewandt, blickte aus ihren graublauen Augen angestrengt nachdenkend und ohne etwas zu sehen ins Zimmer hinein, wiederholte noch einmal: »Was ist das«, sprach darauf langsam: »Ich glaube, daß mich Gott«, fügte, während ihr Gesicht sich aufklärte, rasch hinzu: »– geschaffen hat samt allen Kreaturen«, war plötzlich auf glatte Bahn geraten und schnurrte nun, glückstrahlend und unaufhaltsam, den ganzen Artikel daher, getreu nach dem Katechismus, wie er soeben, anno 1835, unter Genehmigung eines hohen und wohlweisen Senates, neu revidiert herausgegeben war.
(The Project Gutenberg EBook of Buddenbrooks, by Thomas Mann)
Due traduzioni italiane dell’incipit
| «Come dice?… come…dice?…» «Eh, perbacco, c’est la question, ma très chère demoiselle!» La moglie del console Buddenbrook che stava seduta accanto a sua suocera sul sofà rettangolare, verniciato di bianco e ornato con una testa di leone dorata – il materassino era rivestito di una fodera giallochiara – lanciò un’occhiata al marito seduto accanto a lei su una sedia a braccioli, e accorse in aiuto della figliola che il nonno, stando accanto alla finestra, teneva sulle ginocchia. «Tony!» disse. «Credo che Dio…» E la piccola Antonie, una bimba di otto anni, di fragile costituzione, con un abitino di leggerissima seta cangiante, volse la bella testolina bionda e con gli occhi grigioazzurri guardò in giro per la stanza senza veder nulla e sforzandosi di pensare, mentre ripeteva ancora: «Come dice mai?». Poi soggiunse lentamente: «Credo che Dio» e rischiarandosi in viso continuò in fretta «ha creato me insieme con tutte le creature» e, arrivata sul binario buono, snocciolò raggiante e senza intoppi tutto l’articolo di fede secondo il Catechismo che era appena uscito nell’anno 1835, nuovamente riveduto, col nulla-osta dell’illustre e savio senato. (traduzione di Ervino Pocar) 180 parole | «Come si dice?… Come… si dice…» «Eh diavolo!, c’est la question, ma très chère demoiselle!» La moglie del console Buddenbrook, di fianco a sua suocera sul sofà dalle linee rigide, laccato di bianco e ornato da una testa di leone dorata, l’imbottitura rivestita di stoffa giallo-chiara, gettò un’occhiata al marito che le sedeva vicino su una poltroncina, e venne in soccorso a sua figlia, che il nonno teneva sulle ginocchia presso la finestra. «Tony,» disse «io credo che Dio…» E la piccola Antonie, di otto anni, esile, in una vestina di leggerissima seta cangiante, distolta un momento dal viso del nonno la graziosa testa bionda, volse gli occhi grigio-azzurri verso la stanza sforzandosi di riflettere, senza veder nulla, e ripeté ancora: «Come si dice?», e lentamente: «Io credo che Dio…»; poi, illuminandosi in volto, proseguì di corsa: «… mi ha creato insieme con tutte le creature»; d’improvviso era giunta sulla via liscia, e ora sdipanava raggiante e inarrestabile tutto il precetto di fede, secondo il catechismo nuovamente riveduto e, proprio allora, anno 1835, dato alle stampe con privilegio dell’alto e sapientissimo Senato. (traduzione di Furio Jesi e Silvana Speciale Scalia) 182 parole |
Il confronto e le conclusioni
L’inizio è doppiamente problematico per chi traduce. Le prime parole di Antonie (o Tony, Antonia), traducibili normalmente con «Che cos’è?», presuppongono una situazione ben precisa: l’obbligo familiare di recitare il catechismo per ragazzi di Lutero (il primo articolo sulla creazione: «Credo che Dio mi ha creato, insieme a tutte le creature»), ma Antonie non ricorda le parole. Entrambe le traduzioni si adattano bene al contesto, ma la forma impersonale «Come si dice…» è da preferire, perché lascia intendere che la citazione era abituale e generalmente nota. L’altra difficoltà riguarda «den Düwel ook», Basso tedesco (Plattdeutch), forma dialettale tipica per Johann Buddenbrook (il nonno), destinata come tale ad essere perduta nella traduzione in italiano. Anche in questo caso la traduzione di Jesi e Speciale Scalia (da ora in poi solo Jesi) – «Eh, diavolo!» – è migliore, in quanto conserva la connotazione negativa, il significato («Düwel» sta per «Teufel», diavolo) e il registro medio-basso.
Il periodo che segue è molto lungo, con apposizioni e frasi relative. Il soggetto è Die Konsulin Buddenbrook – la moglie del console in tutte e due le traduzioni– e regge il predicato warf einen Blick auf…, tradotto rispettivamente con lanciò un’occhiata (Pocar) e gettò un’occhiata (Jesi), tra di loro equivalenti, anche se, quanto a connotazione, è da preferire la seconda formulazione, più neutrale. In traduzione conservare il senso evitando le ridondanze è sempre consigliabile, e anche stavolta la traduzione di Jesi offre le soluzioni migliori. Mentre Pocar introduce un’inutile frase relativa (che stava seduta accanto a sua suocera sul sofà rettangolare…) Jesi aggiunge semplicemente di fianco a sua suocera sul sofà dalle linee rigide, evitando la forma verbale; così facendo descrive le circostanze di luogo in modo sobrio e agile. Ciò che conclude il gruppo del soggetto, ovvero il riferimento al sofa, viene espresso in modo diverso dalle due traduzioni. Il divano forse non è rettangolare (Pocar) ma qualcosa come rettilineo (geradlinig), o dalle linee rigide (Jesi, più giusto); inoltre, più che verniciato probabilmente è laccato (lackiert), come in Jesi. L’ornamento della testa di leone è uguale nelle due traduzioni, ma poi troviamo materassino (Pocar) contrapposto a imbottitura (Jesi), decisamente più appropriato (ma potrebbero essere anche cuscini). Per di più, Pocar inserisce materassino in una frase incidentale non necessaria, che “appesantisce” il periodo. Successivamente, nel gruppo del predicato troviamo da una parte sedia a braccioli e dall’altra poltroncina; la differenza è minima, anche se sedia pare improprio, perché più giusto sarebbe poltrona a braccioli (Armsessel). Nella stessa frase la kleine Tochter viene espressa meglio stavolta da Pocar con figliola, ma poi la frase relativa seguente viene tradotta con maggiore semplicità da Jesi; Pocar, infatti, rende tutto più complesso, con stando accanto alla finestra al posto di accanto alla finestra. La preferenza per le forme verbali pare una costante nel suo testo.
La seconda metà della traduzione di Pocar mostra ancora ridondanze (una bimba di otto anni, di fragile costituzione, mentre Jesi propone l’elegante esile), ma poi con volse la bella testolina bionda sembra smarrire un’informazione: distolta un momento dal viso del nonno (Jesi), in tedesco ein wenig vom Gesichte des Großvaters abgewandt. L’espressione successiva – angestrengt nachdenkend und ohne etwas zu sehen ins Zimmer hinein – è tradotta in modo più preciso da Jesi con volse gli occhi grigio-azzurri verso la stanza sforzandosi di riflettere, senza veder nulla. Pocar riduce il senso di nachdenkend a pensare e poi wiederholte noch einmal alla temporale della contemporaneità (non necessaria) mentre ripeteva (ripeté ancora nell’altra traduzione), con cambiamento aspettuale del verbo. Pocar è poi preciso con rischiarandosi per sich aufklärte (il soggetto è Antonia), ma poi “inciampa” in auf glatte Bahn geraten, che diventa arrivata sul binario buono. Alla lettera, sul binario liscio in italiano non significa nulla, mentre il testo ci dice che Antonia ha via libera, o va avanti senza intoppi. Jesi ci dice che la bambina è sulla via liscia, ma migliora di poco l’esattezza del senso; si potrebbe proporre che la ricerca della bambina fila liscia, ma si dovrebbe cambiare la sintassi della frase e si impiegherebbero più parole. Reverso consiglia cadere su una pista liscia, ma è difficile dire fino a che punto sia accettabile nel contesto.
Nelle parole seguenti abbiamo un problema legato allo sfondo culturale: la contrapposizione tra articolo di fede e precetto di fede. È ciò che Antonia riesce finalmente a recitare, cioè la citata espressione del catechismo luterano. Pocar mantiene articolo di fede, mentre Jesi propone precetto. La questione è controversa. In italiano, ma con riferimento al cattolicesimo, l’articolo di fede è una verità di fede, parte essenziale di una dottrina (Nuovo De Mauro), che attiene dunque alla verità rivelata di una religione, mentre il precetto è una prescrizione voluta da una chiesa (Nuovo De Mauro: regola di condotta stabilita o proposta da una religione o da una Chiesa). Jesi ha scelto perciò precetto, dato che nella tradizione cristiana i precetti della chiesa
sono tutte le leggi promulgate da concili ecumenici o dal pontefice concernenti la dottrina, il culto e la disciplina ecclesiastica; in particolare, quelle disposizioni che costituiscono la base e la manifestazione della vita cristiana. (Treccani)
Ma in questo caso siamo di fronte al catechismo di Lutero, che parla espressamente di “articoli di fede”, peraltro approvati da un’autorità civile e non solo dalle chiese territoriali. Per questo Jesi traduce con precetto, che come tale prevede la mediazione per lo meno della chiesa, mentre l’articolo di fede rimanda direttamente al messaggio divino. In questo senso forse si può dire che Pocar mantiene la lettera del messaggio luterano e Jesi assume il punto di vista cattolico.
L’ultima frase ci rimanda all’approvazione (Pocar: nulla-osta; Jesi: privilegio, un po’ arcaico e meno chiaro) da parte del senato, caratterizzato in modo ironico (meglio stavolta Jesi con sapientissimo).
Le conclusioni dell’analisi ci portano a dire che l’incipit dei Buddenbrook tradotto da Jesi e Speciale Scalia è da preferire, se si seguono tutti i parametri di giudizio indicati nella premessa teorica: entrambi i testi sono corretti, ma quello di Jesi ci offre un’informazione più completa e precisa quanto a significati, con un lessico più appropriato e una sintassi più agile (pregio non secondario di fronte alle frasi lunghe di Mann). La traduzione di Jesi rispetta di più la situazione comunicativa, con un registro linguistico più vario e adatto.
Naturalmente non si può estendere il giudizio a tutta l’opera, per la quale servirebbe un lavoro monumentale, di gran lunga superiore alle circa 700 pagine del romanzo d’esordio di Thomas Mann…
FONTI
https://www.bvger.ch/bvger/it/home/blog/alle-blogbeitraege/vomuebersetzen.html
https://www.gutenberg.org/ebooks/34811
https://dizionari.corriere.it/dizionario_tedesco/Italiano/O/occhiata.shtml?refresh_ce
https://context.reverso.net/traduzione/tedesco-italiano/einen+Blick+darauf+werfen
https://it.pons.com/traduzione/tedesco-italiano/Armsessel
https://dizionario.internazionale.it/parola/articolo-di-fede

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