La grammatica: un mostro che non fa paura (riflessioni di Maresa Schembri).

Ricorderemo tutti quando alle scuole elementari il maestro bacchettava un bambino che apponeva un accento sulla “e” congiunzione o che sbagliava un congiuntivo. Si apriva il libro di grammatica, si ripassava la regola e ci si barcamenava in una serie di esercizi tesi alla sua corretta applicazione. 

Anche oggi ci si stupisce se si leggono degli strafalcioni grammaticali sui quotidiani, sui libri, sui social o se si sente qualche personaggio televisivo cadere nella “trappola” della lingua. 

Ma perché la grammatica è così importante?

Senza voler scomodare de Saussure o Chomsky, la spiegazione è più semplice di quel che si crede.

Il problema va oltre il “qual è” senza apostrofo o l’uso di “piuttosto che”. Non volendo trascurare il fatto che questa fetta di linguistica aiuti a prendere coscienza della lingua e della sua storia (fatto già in sé importantissimo), la questione investe anche, e soprattutto, il pensiero. La grammatica, infatti, serve ad ordinare le varie componenti di una lingua e, poiché una lingua veicola un pensiero, essa serve, di conseguenza, a strutturare i nostri ragionamenti, le nostre idee in modo sistematico. Questo comporta non soltanto un’argomentazione più chiara e più fluida ma permette anche la comprensione di chi ci ascolta. La lingua ha una funzione sociale, serve per comunicare e affinché il messaggio arrivi al destinatario, occorre che esso rispetti le regole di chiarezza ed efficacia. 

La grammatica è l’anatomia di una lingua. Senza di essa è più difficile riuscire a leggere il mondo che ci circonda con consapevolezza. Difatti, un’altra funzione a cui fa fronte una lingua è esattamente quella cognitiva. Essa mette a nostra disposizione un sistema di categorie per orientarsi nel mondo, per renderlo accessibile e comprensibile. Attraverso le strutture grammaticali ci si allena a riconoscere ciò che è fondamentale da ciò che non lo è (ad esempio la distinzione tra frase principale e frase subordinata); individuare in un periodo un verbo favorisce l’intendimento di ciò che mette in moto le cose nell’idioma come nella vita. 

La grammatica è un’arte che sviluppa la logica e il ragionamento. Saper distinguere un sostantivo (sostanza) da un aggettivo (aggiunta) permette l’uso corretto di un concetto che passa inevitabilmente attraverso la struttura della lingua usata per esprimerlo.

Non demonizziamo la grammatica; non arginiamola nell’etichetta di “obsoleta”; non riponiamola nel vecchio baule della nonna. Tranne se non vogliamo ritrovarci tra vent’anni ad esprimerci con le emoticons dei social. Ma, a quel punto, anche il nostro pensiero sarà completamente appiattito.

Bibliografia consigliata:

  • Luca Serianni, Grammatica italiana.

Un pensiero riguardo “La grammatica: un mostro che non fa paura (riflessioni di Maresa Schembri).”

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