IL LINGUAGGIO METAFORICO IN «UN GIORNO, UNA DONNA» DI NICOLETTA BORTOLOTTI (citazioni)

Su Parigi:

Parigi sanguina. Certi pomeriggi mi siedo alla finestra per guardare emorragie che arrossano strade che scorrono come vene aperte (alla fine della guerra dei cent’anni Parigi è occupata dagli inglesi)

Di notte […] ci sono anche i lupi umani. Gentaglia che ruba i figli, come le bestie si prendono i polli, gli storpiano le braccia o le gambe, e poi li fanno mendicare.

Cos’era quindi Parigi? Questa euforia grassa. Unta. Chiassosa. Si rovesciava a ondate, da ogni svolta, da ogni vicolo. […] Odori. La ricordanza odorosa esiste. Fango, fumo, pane bruciato nei forni comuni, spezie, sangue, escrementi. / Parigi mi è sembrata l’unica città al mondo le cui nubi, visibili sopra la foschia del fiume, erano tagliate nell’ardesia. (Christine ricorda il suo arrivo a Parigi da bambina)

Dama Follia aveva occupato Parigi, il regno di Francia e la mente di re Carlo VI.

Su Dio e la vita:

Certe volte Dio, morte, vita e Fortuna mi si impastavano in testa, e lì facevano il nido, oppure mi sbattevano contro come gli uccelli che si schiantavano sulla grata di ottone delle finestre…

Natura, Fortuna o Dio non si concedono sentimentalismi. Ragionano come quella che a noi appare l’impassibilità di un condottiero, ma che in realtà sarebbe meglio definire lungimiranza. Fedeltà all’obiettivo della vita. Computo necessario su dove concentrare l’energia e su dove toglierla, su chi serve ancora e chi non serve più. / Ho la sensazione che anche i miei occhi piangano foglie.

Non ho mai osato snudarmi a tal punto con te. Il dubbio era uno spacco che s’infiltrava di tanto in tanto nello strazio di quei giorni, nel Dio fatto sangue e mestruazione. Il Dio tuo e di Sant’Agostino. E nei libri che voi giovani non volete leggere.

Nicoletta Bortolotti, Un giorno e una donna, Milano, HarperCollins 2022.

BREVE COMMENTO

Il romanzo ha carattere epistolare ed è ambientato all’inizio del Quattrocento a Parigi.
Le citazioni sono tutte di Christine de Pizan, che nelle sue lettere si rivolge alla figlia Marie.
Nelle scelte dell’autrice si notano metafore, sinestesie, similitudini, personificazioni.

Si legga qui la prima parte della recensione su «Un giorno e una donna».

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