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PER ANNA
Dicevi che chi ricorda
non dimentica mai il male:
ti sbagliavi di poco.
Ma ormai di negativo
ora in noi c’è solo
il rimpianto del dire,
delle cose non dette
che il dolore oggi esprime.
E la coscienza della vita
così come il senso di morte
volano sopra di noi,
sopra le vicende umane,
le oltrepassano e vanno.
Ma tu forse lo sapevi,
certamente ora lo sai.
È così che ci hai mostrato
quanto vane siano le parole:
perché la realtà del Nulla,
che Tu ora testimoni,
quando s’impone a noi
e schiaccia la nostra vita,
si rivela orribile
unica totalità,
unico essere vero.
E allora vale opporsi,
vale lottare e combattere,
come Tu facevi sempre,
come Tu ci hai insegnato,
cara Anna.
L’unica vera sconfitta
è la rinuncia,
e Tu vincevi sempre.
Volevo svelarti il coraggio
leopardiano e la voglia
pirandelliana di smascherare
l’esistenza, ma probabilmente
non ce n’era bisogno,
dolce Anna,
perché le maschere le avevi già
gettate a terra e calpestate tutte.
Era così che cercavi la vita,
quella vita che amavi,
e che ti è sfuggita per sempre.
Ma noi adesso amiamo di più la vita
grazie a te, Anna, che ci hai rivelato
quanto essa valga,
quanto importante sia vivere,
comunicare, amare,
capire, cambiare.
Grazie, Anna,
anche se a Te
non serve più.
Poesia di Vittorio Panicara (dal dittico «Per due giovani morte»; data imprecisata)
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