Credeva nel progresso l’autore dei «Promessi Sposi»? Manzoni, autore del più noto romanzo storico della letteratura italiana e convinto assertore dell’azione della Divina Provvidenza nella Storia, poteva avere dubbi sul progresso, inteso ovviamente nel senso del realismo cristiano? Sembrerebbe di no, eppure…
Si leggano le tre seguenti citazioni:
A saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente
(I promessi sposi, A. Manzoni)
Non sempre ciò che viene dopo è progresso.
(Del romanzo storico, A. Manzoni)
Il linguaggio è stato lavorato dagli uomini per intendersi tra loro, non per ingannarsi a vicenda.
(La Rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, A. Manzoni).
Dunque, le leggi proteggono i forti e i potenti (si ricordi la vicenda di Renzo e delle gride), il progresso non è sempre sicuro, il linguaggio è spesso strumento di inganno.
A ciò si aggiungano le tragedie, famose per il loro pessimismo mondano e storico, fondato sul principio morale della responsabilità individuale. Ma il romanzo, con il suo ottimismo provvidenzialistico, pare correggere questa concezione. Vero, ma fin dove?
Il punto è che Manzoni si affida a un cristianesimo attivo, militante, rappresentato da personaggi come padre Cristoforo, il cardinale Federigo e l’Innominato dopo la conversione. Di fronte allo spettacolo perverso della guerra e della malvagità umana, la Provvidenza infonde nei personaggi e nel lettore la fiducia e la speranza in un’esistenza migliore, pura ed eroica. La contraddizione sembra risolversi nel volontarismo cristiano-romantico di Manzoni, ma anche in questo caso fino a che punto arriva la fiducia di Manzoni nell’uomo?
La morale manzoniana, inoltre, come dimostrano i suoi trattati, è meno rigida e più relativista di quanto non si pensi, come mostrano queste altre citazioni prese dal romanzo:
La menzogna, l’abuso del potere, la violazion delle leggi e delle regole più note e ricevute, l’adoprar doppio peso e doppia misura, son cose che si posson riconoscere anche dagli uomini negli atti umani; e riconosciute, non si posson riferire ad altro che a passioni pervertitrici della volontà. (Introduzione)
Per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento. ( I promessi sposi, cap. XIII)
Ma cos’è la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida. (I promessi sposi, cap. XXVII)