L’AUTORE DEL GIOVEDÌ: ALESSANDRO MANZONI E IL PROGRESSO (a cura di Vittorio Panicara)

Credeva nel progresso l’autore dei «Promessi Sposi»? Manzoni, autore del più noto romanzo storico della letteratura italiana e convinto assertore dell’azione della Divina Provvidenza nella Storia, poteva avere dubbi sul progresso, inteso ovviamente nel senso del realismo cristiano? Sembrerebbe di no, eppure…

Si leggano le tre seguenti citazioni:

 

A saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente

(I promessi sposi, A. Manzoni)

Non sempre ciò che viene dopo è progresso.

(Del romanzo storico, A. Manzoni)

Il linguaggio è stato lavorato dagli uomini per intendersi tra loro, non per ingannarsi a vicenda.

(La Rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, A. Manzoni).

 

Dunque, le leggi proteggono i forti e i potenti (si ricordi la vicenda di Renzo e delle gride), il progresso non è sempre sicuro, il linguaggio è spesso strumento di inganno.

A ciò si aggiungano le tragedie, famose per il loro pessimismo mondano e storico, fondato sul principio morale della responsabilità individuale.  Ma il romanzo, con il suo ottimismo provvidenzialistico, pare correggere questa concezione. Vero, ma fin dove?

Il punto è che Manzoni si affida a un cristianesimo attivo, militante, rappresentato da personaggi come padre Cristoforo, il cardinale Federigo e l’Innominato dopo la conversione. Di fronte allo spettacolo perverso della guerra e della malvagità umana, la Provvidenza infonde nei personaggi e nel lettore la fiducia e la speranza in un’esistenza migliore, pura ed eroica. La contraddizione sembra risolversi nel volontarismo cristiano-romantico di Manzoni, ma anche in questo caso fino a che punto arriva la fiducia di Manzoni nell’uomo?

La morale manzoniana, inoltre, come dimostrano i suoi trattati, è meno rigida e più relativista di quanto non si pensi, come mostrano queste altre citazioni prese dal romanzo:

La menzogna, l’abuso del potere, la violazion delle leggi e delle regole più note e ricevute, l’adoprar doppio peso e doppia misura, son cose che si posson riconoscere anche dagli uomini negli atti umani; e riconosciute, non si posson riferire ad altro che a passioni pervertitrici della volontà. (Introduzione)

 

È uno de’ vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi.“ (I promessi sposi, cap. IV).

Per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento. ( I promessi sposi, cap. XIII)

Que’ prudenti che s’adombrano delle virtù come de’ vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov’essi sono arrivati, e ci stanno comodi.“ (I promessi sposi, cap. XXII)

Ma cos’è la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida. (I promessi sposi, cap. XXVII)

Soprattutto queste due ultime citazioni ci riportano al problema iniziale, se la Storia sia vero progresso: i dubbi rimangono tutti…

 

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