MALATTIA E MORTE: UN PROUST… POCO OTTIMISTA (le riflessioni sulla sofferenza della nonna nella Recherche: citazioni).

Solo quando ci ammaliamo ci rendiamo conto di non vivere soli, ma incatenati a un essere di un altro regno, da cui ci separa un abisso, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci capire: il nostro corpo. Qualsiasi brigante nel quale ci imbattessimo su una strada, riusciremmo forse a renderlo sensibile al suo interesse personale, se non alla nostra sventura. Ma chiedere pietà al nostro corpo è come pretendere di conversare con una piovra, per la quale le nostre parole non possono avere più senso del rumore dell’acqua, e con la quale ci atterrirebbe essere condannati a vivere.

(«Guermantes I»)

Quando dentro di noi si spalancano gli abissi della malattia e della morte e non abbiamo più nulla da opporre alla violenza con cui il mondo e il nostro stesso corpo ci si avventano contro, allora possiamo sostenere il pensiero dei nostri muscoli, il brivido che devasta le nostre mosse, persino stare immobili in quella che, di solito, riteniamo la semplice posizione negativa d’una cosa, esige – se vogliamo che la testa resti dritta e lo sguardo calmo – una carica di energia vitale, e diviene oggetto d’una lotta estenuante. […]  È una conoscenza terribile, meno per le sofferenze di cui è apportatrice che per la strana novità delle restrizioni definitive che impone alla nostra vita. Ci si vede morire, non nell’istante preciso della morte, ma mesi o, a volte, anni prima, da quando essa, orribilmente, ad abitare in noi. La malata fa conoscenza con l’Estraneo che sente andare e venire nel suo cervello. […] Quella che incalziamo, che sospettiamo stia per tradirci,, non è altri che la vita, e pur sentendo che non è più la stessa, noi crediamo ancora in lei,, o perlomeno rimaniamo nel dubbio fino al giorno in cui, da ultimo, ci abbandona.

(«Guermantes II»)

N.B.

Della morte della nonna e della sua mancanza, finalmente percepita in tutta la sua realtà e crudezza, l’autore parlerà di nuovo in un brano famoso di «Sodoma e Gomorra II» sulle intermittenze del cuore.

Lascia un commento