Il Natale di Montale, Ungaretti e Quasimodo (citazioni)

La letteratura italiana si è interessata incessantemente del Natale. Propongo qui di seguito tre poesie scritte da tre celebri poeti del nostro Novecento: Montale, Ungaretti e Quasimodo. Ritroveremo il clima rarefatto della «Bufera» montaliana (con un flash londinese), la concisione dell’Ungaretti testimone della Prima Guerra Mondiale e l’impegno etico che ha sempre sorretto il senso critico di Quasimodo.

Buona lettura.

 

 

DI UN NATALE METROPOLITANO
Londra

Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguiti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

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Eugenio Montale

 

 

 

NATALE

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.

 

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Giuseppe Ungaretti

 

 

 

NATALE

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

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Salvatore Quasimodo

 

 

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